Il 28 luglio 2018 la Repubblica-Torino “Fusione Unipol-Sai, i vertici della società rischiano il processo per aggiotaggio. Chiusa l’inchiesta sul matrimonio dei colossi assicurativi e la presunta alterazione dei concambi. Coinvolti anche l’ad Cimbri e il presidente del gruppo Unipol StefaniniCarlo Cimbri, amministratore delegato di UnipolSai, e Pierluigi Stefanini, presidente del gruppo Unipol, rischiano il processo per aggiotaggio. Il procuratore aggiunto di Torino, Marco Gianoglio, ha notificato l’avviso di chiusura indagine dell’inchiesta con cui, da oltre tre anni, sta provando a ricostruire gli intrecci dietro alla fusione tra il gruppo assicurativo bolognese e l’ex galassia della famiglia Ligresti (Fondiaria Sai, Premafin e Milano Assicurazioni).
Il passo preliminare alla richiesta di rinvio a giudizio è legato alla corposa documentazione raccolta dal pm Gianoglio (lo stesso che ordinò l’arresto dei Ligresti): dalla voluminosa perizia sui concambi redatta dai consulenti tecnici, Enrico Stati e Fabrizio Dezani, alle numerose intercettazioni telefoniche – dal 2014 all’estate 2016 – che riguardano gli indagati. L’ipotesi accusatoria è che nel complesso matrimonio tra i due gruppi sarebbe stato falsato il valore di concambio a favore di Unipol. In particolare, i concambi sarebbero stati alterati con l’effetto di incidere sui rapporti di forza tra gli azionisti: per l’ipotesi accusatoria il valore del gruppo assicurativo bolognese sarebbe risultato più alto alla luce di una valutazione troppo positiva degli immobili e dei prodotti strutturati in pancia alla società.
Il 19 ottobre 2018 l’ANSA annunciava “E’ stata arrestata Giulia Ligresti, figlia dell’imprenditore Salvatore Ligresti, come conseguenza del patteggiamento a 2 anni e 8 mesi di reclusione concordato a Torino nel 2013 nell’ambito dell’inchiesta Fonsai. Il tribunale di sorveglianza del capoluogo piemontese ha respinto la richiesta di scontare il residuo della pena svolgendo dei lavori socialmente utili. È scattato così l’ordine di carcerazione.”
Il 23 ottobre 2018 l’Adnkronos rilanciava con “Fonsai, Torino non competente: su Cimbri decide Milano. Sarà Milano e non la procura di Torino a decidere se Carlo Cimbri, amministratore delegato di UnipolSai, andrà a processo per aggiotaggio nell’inchiesta che prova a ricostruire gli intrecci dietro alla fusione tra il gruppo assicurativo bolognese e l’ex galassia della famiglia Ligresti (Fondiaria Sai, Premafin e Milano Assicurazioni). E’ quanto deciso dalla Procura generale presso la Cassazione dopo che il difensore di Cimbri, Ermenegildo Costabile, aveva sollevato la questione di competenza territoriale per il caso che, oltre a Cimbri, riguarda altre sei persone tra cui Pierluigi Stefanini, presidente del gruppo Unipol.
L’ipotesi accusatoria è che nel complesso matrimonio tra i due gruppi sarebbe stato falsato il valore di concambio a favore della compagnia bolognese. In particolare, i concambi sarebbero stati alterati con l’effetto di incidere sui rapporti di forza tra gli azionisti: per l’ipotesi accusatoria il valore del gruppo Unipol sarebbe risultato più alto alla luce di una valutazione troppo positiva degli immobili e dei prodotti strutturati in pancia alla società. Valori e informazioni diffusi attraverso la piattaforma Nis utilizzata da Borsa Italiana per divulgare le comunicazioni obbligatorie delle società quotate.”
Dopo tre anni di indagini insomma il Procuratore Gianoglio era pronto a chiedere il rinvio a giudizio sul processo di fusione tra Unipol e Fondiaria SAI. Richieste che dovrebbero arrivare per l’A.D. Carlo Cimbri e il Presidente di Unipol, Pierluigi Stefanini.
Saranno chiamati a processo Roberto Giay, Fabio Cerchiai, e Vanes Galanti. A rischio sono anche Paolo Gualtieri (advisor dell’operazione) e Gaetano Caputi, ex direttore della vigilanza Consob che non avrebbe controllato scrupolosamente sulla correttezza della operazione di fusione.
Tutto ha inizio quando la famiglia Ligresti decide di liberarsi di vari pezzi della Fondiaria SAI vendendoli al gruppo UNIPOL.
Nel 2013 l’accordo è fatto.
Ma dopo poco tempo in Piazza Affari, i valori di concambio collocati in Borsa, non corrispondono ai reali valori di mercato, insomma risultano sovrastimati. Parte dunque una prima indagine ma viene subito affossata.
A questo punto, il PM Gianoglio decide di proseguire ed incarica due periti, Enrico Stati e Fabrizio Dettori, ad effettuare una attenta indagine conoscitiva che chiarisca se appunto l’operazione ha turbato il mercato finanziario attraverso quella pratica illecita che si definisce aggiotaggio (tecnicamente l’aggiotaggio è la speculazione sull’aumento o la diminuzione del valore economico dei titoli azionari o sul prezzo di certe merci, operata sulla scorta di informazioni riservate o per mezzo della divulgazione di notizie false o tendenziose, così da alzare o abbassare le quotazioni medesime, allo scopo di avvantaggiarsi a danno dei risparmiatori o dei consumatori).
Le indagini dei due periti si sono ultimate dopo due anni di lavoro con il deposito della perizia a giugno 2018. Ma a frenare nuovamente l’ultima “novità” che poi tanto nuova non è.
Lo spostamento della competenza territoriale è stato protagonista nella fusione Unipol-Fonsai. Un processo che il Corriere della Sera ha infatti definito come “pendolare”.
Sul punto, come riportato da Adnkronos, si era già espressa la procura generale della Cassazione: nel giugno 2014 la competenza territoriale era stata decisa a favore di Torino. Allora un altro sostituto procuratore generale non tenne conto che il reato più grave era la manipolazione di mercato, la cui pena è stata raddoppiata nel 2005, e sostenne che le false notizie al mercato fossero state veicolate con una email partita da Torino un minuto prima del Nis.
Oggi la decisione è opposta: dopo lo ‘scippo’ dell’indagine al pm Luigi Orsi e la consegna del fascicolo nelle mani del procuratore aggiunto Marco Gianoglio, ora la Procura generale della Suprema Corte, chiamata a esprimersi dal difensore di Cimbri, ritiene incompetente Torino e riconsegna al capoluogo lombardo la decisione sulla fusione Unipol-Fonsai. Sull’ad di Unipol deciderà dunque un giudice milanese, così come è già stato per Paolo Ligresti – l’appello del luglio scorso ha confermato l’assoluzione – che ha dimostrato come il comunicato stampa che sarebbe diventato la base per l’accusa di aggiotaggio e falso in bilancio era arrivato prima a Milano.
Sono stati invece condannati a Torino Salvatore Ligresti (scomparso nel maggio scorso) e la figlia Jonella dopo che lo stesso tribunale si è espresso sulla competenza territoriale. Nel processo d’appello, non è stata ancora fissata la data, la decisione odierna in Cassazione potrebbe avere un risvolto rilevante. Ancora diverso il destino giudiziario di Giulia Ligresti – nel 2013 ha patteggiato a 2 anni e 8 mesi -, tornata in carcere venerdì scorso dopo che il tribunale di sorveglianza di Torino ha rigettato la sua richiesta di messa in prova.
Quale altro colpo di scena ci riserverà la rassegna stampa del processo sulla fusione Unipol-Sai?
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