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𝗘𝘁𝗶𝗰𝗮: 𝘁𝗲𝗼𝗿𝗶𝗮, 𝗿𝗲𝘁𝗼𝗿𝗶𝗰𝗮 𝗲 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗲 𝗳𝗶𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝘀𝗰𝗲𝗻𝗶𝗰𝗵𝗲

Proprio ieri, in auto, durante uno dei miei brevi viaggi, mi sono imbattuto in un programma radiofonico che parlava di virtù. Una di quelle trasmissioni dal tono pacato, riflessivo, dove ogni parola sembra pesata e dove, quasi senza accorgertene, ti ritrovi a pensare.

Tra le virtù citate, una in particolare ha attirato la mia attenzione: 𝘭𝘢 𝘵𝘰𝘭𝘭𝘦𝘳𝘢𝘯𝘻𝘢. Quella capacità di ascoltare, di rispettare il punto di vista dell’altro, di accettare la complessità. Un concetto tanto importante quanto abusato, a volte svuotato del suo significato vero.

E mentre ascoltavo, mi è tornata in mente un’altra parola che, come la tolleranza, molti amano pronunciare, ma pochi riescono ad onorare davvero: l’𝗲𝘁𝗶𝗰𝗮.

Nel mondo delle professioni, anche in quello delle attività peritali e stragiudiziali, si fa spesso un gran parlare di etica.

La si invoca nei convegni, la si richiama nei codici, la si cita come fondamento imprescindibile del buon operato.

Ma troppo spesso l’etica resta confinata al piano della retorica. Belle parole, principi nobili, discorsi solenni… che si infrangono puntualmente contro la realtà dei comportamenti quotidiani.

È a questa 𝘤𝘰𝘮𝘮𝘦𝘥𝘪𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘦𝘵𝘪𝘤𝘢 𝘢 𝘤𝘰𝘳𝘳𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘢𝘭𝘵𝘦𝘳𝘯𝘢𝘵𝘢 che dedico una breve riflessione che segue. Un piccolo esercizio di sarcasmo – ma non troppo – per riflettere, anche con un sorriso amaro, su ciò che accade quando l’etica diventa solo uno slogan.

“L’etica? Oh, ne parlano con una solennità che commuoverebbe anche 𝘐. 𝘒𝘢𝘯𝘵. Hanno sempre la citazione pronta, il principio giusto da sventolare, il tono grave da 𝘤𝘰𝘯𝘧𝘦𝘳𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘛𝘌𝘋. Peccato che appena si passa dai discorsi ai fatti, l’etica evapora come una buona intenzione sotto il primo sole caldo di giugno.

Predicano integrità mentre trafficano convenienze. Parlano di rispetto, ma solo finché non serve metterlo in pratica. Sembrano così convinti da sembrare quasi in buona fede… finché non ti accorgi che l’etica, per loro, è solo un accessorio da esibire quando fa scena. Un po’ come quei libri in salotto che nessuno ha mai letto, ma servono a far bella figura.

Parlare di etica senza metterla in pratica è come parlare di giustizia mentre si aggirano le regole: un esercizio di ipocrisia che danneggia non solo la propria credibilità, ma l’intero sistema. In un contesto già fragile, dove la fiducia è un bene raro e prezioso, la coerenza tra parola e azione non è un lusso: è un dovere.”

E allora sì, continuiamo pure a parlare di etica. Ma facciamolo con la schiena dritta. E con i fatti, non solo con le frasi ad effetto.

LM

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